domenica 23 dicembre 2012

UNA SERENA FESTIVITA'...

Il 22 dicembre del 2012, intorno a mezzodì, siamo finalmente entrati nell'inverno, esattamente il giorno dopo la fine del mondo! "La logica, perdio, la logica. E dunque: com’è possibile che un popolo estinto del Sudamerica, che mentre noi edificavamo chiese romaniche magnifiche non riusciva a costruire piramidi coi lati lisci, possa azzeccare la data della fine del mondo?" Così scriveva il 22 Stefano Cecchi, caustico editorialista del quotidiano fiorentino La Nazione, una volta appurato che il globo stava ancora al suo posto, come avviene ormai da cinque miliardi di anni. E la tradizione ha collocato il giorno della nascita del Cristo nel periodo della rinascita del Sole, quando le giornate ricominciano ad allungarsi.


Il sole rinasce in inverno.



In questi anni di relativismo culturale (oggi sembra quasi un'eresia ricordare, come faceva tra il serio e il faceto il giornalista Cecchi, che i Maya erigevano piramidi, molto più rudimentali rispetto a quelle di Giza, non 7000 o 10000 anni fa, ma nel Medioevo) mi pareva doveroso augurarvi un Buon Natale e un sereno 2013 con immagini del Presepe, la bellissima invenzione di Francesco d'Assisi, diorama sfrattato come un appestato da tantissime scuole pubbliche in nome della correttezza politica d'impronta statunitense (il solito nostro servilismo nei confronti di Washington), per il timore di offendere chissà chi...


Il primo Presepe, nell'interpretazione di Giotto.


Il presepe della Cappella Palatina a Palermo.


Un presepe napoletano.

sabato 15 dicembre 2012

SLOT

di Francesco Manetti

Parliamo ora in due parole delle slot machine, le macchinette volgarmente dette "mangiasoldi" sulle quali si stanno da anni accanendo un po' tutti: stampa, Chiesa, scuola, etc. Lo Stato un po' meno...


Antiche slot machine americane. Notare la terza: è come fare a braccio-di-ferro con Chuck Norris!



Nascoste negli anfratti dei bar, spesso nel retrobottega, fra casse di birre e porte dei cessi, sono frequentatissime da giocatori compulsivi che non si stancano mai di masturbarne l'attributo.
Giocando paradossalmente 30.000 partite di fila da un Euro ciascuna, tale giocatore avrà la probabilità di tornare a casa con 22.500 Euro.
Il segreto per non svenarsi, se proprio si preferisce investire in tal maniera il proprio valsente (personalmente mi ricordo di aver giocato una volta 5 franchi 20 anni fa a Montecarlo e un'altra volta mezzo dollaro 25 anni fa a Las Vegas), è di bruciare un Euro ogni tanto (magari quando capita di andare a prendere un caffè), affidandosi esclusivamente al caso.
Se invece pensate di continuare a giocare finché non avete fatto almeno pari, occorre sapere - come accennavo sopra - che tali marchingegni sono tarati, ope legis, per una percentuale di rimborso del 75% su cicli di 28mila/30mila partite.


Slot machine illegali sequestrate dai Carabinieri.



Un bel caso edificante è quello raccontato di recente dall'Unione Sarda del 21 ottobre 2012:

Gioca alle slot machine il sussidio di indigenza assegnato dal Comune, ma perde e minaccia di suicidarsi. La polizia è dovuta intervenire venerdì sera in un quartiere di Cagliari, a Is Mirrionis, per calmare una donna di 62 anni che minacciava di suicidarsi. Secondo quando accertato dagli agenti della squadra Volante in mattinata avrebbe incassato il sussidio di 350 euro datole dal Comune di Cagliari perché indigente. Ma poco dopo è entrata in una rivendita di tabacchi, iniziando a giocare alle slot machine. In poco tempo avrebbe sperperato tutto il denaro senza ottenere alcuna vincita. Persa anche l'ultima moneta da due euro, la donna ha dapprima iniziato a discutere con il titolare della tabaccheria, incolpandolo della mancata vincita, poi ha minacciato di togliersi la vita, tagliandosi le vene se non avesse ottenuto la restituzione dei 350 euro. "Gioco dalla mattina e non è possibile che la macchinetta non mi abbia dato nessuna vincita", ha urlato la donna. Il titolare della tabaccheria ha subito chiamato il 113 nel negozio sono arrivati gli agenti che sono riusciti a calmare la donna la quale ha detto loro anche di essere libera di utilizzare il denaro come voleva lei.


Francesco Manetti

martedì 11 dicembre 2012

500 VOLTE GRAZIE!

Brevissimo post per ringraziarvi tutti: l'11 dicembre 2012 Ultimo Istante ha raggiunto 500 contatti, in poco più di due settimane di vita!

Francesco Manetti

domenica 9 dicembre 2012

CHIOCCIOLE IN UMIDO... CON VARIANTE!

di Francesco Manetti


Come anticipato nella rubrica Bersagli, fra le mie passioni c'è anche quella della cucina.

Eccovi dunque una bella ricetta fiorentina (con una variante propria della costa toscana) per cucinare le chiocciole.

Innanziutto occore intendersi. Esattamente come la ventesima lettera dell'alfabeto, la "v", in italiano si chiama "vu" e non "vi" come in Ammeriga, quei commestibili molluschi di terra col guscio si chiamano chiocciole e non lumache, essendo quest'ultime senza guscio, schifose e nere e non edibili! Del resto la "scala a chiocciola" non si chiama "scala a lumaca"... anche perché per salire ci vorrebbe troppo tempo!

Come in molte altre regioni europee (pensiamo alla Francia e alle sue squisite e farcite escargotes), anche in Toscana esiste una lunga tradizione culinaria per le chiocciole. Ce ne sono di due tipi principali: le marinelle (eubania vermiculata, piccole, chiare striate di nero) e i martinacci (cornu aspersum, grandi, di color biege/verde/marrone, talvolta con striature più scure).
Oggi vi parlo di una ricetta per le chiocciole in umido: 1 kg di molluschi per 2 persone (piatto unico) o 4 persone (precedute da primo o antipasto). Le foto le ho scattate personalmente durante la preparazione - a parte le ultime due.


INGREDIENTI (per 2/4 persone)

1 kg di chiocciole (marinelle o martinacci)
olio extra vergine di oliva italiano
battuto di "odori" (sedano, carota, cipolla)
nepitella o timo (anche erbe essiccate)
un barattolo di pomodori pelati (o di polpa di pomodoro)
sale e pepe (o peperoncino)

Aggiunte facoltative
un bicchiere di vino rosso
una tazza di brodo vegetale (anche di dado)
fette di filone abbrustolite, volendo agliate


1) I martinacci (più facili a reperire rispetto alle marinelle) si trovano anche nei migliori supermercati, al banco del pesce; si tratta di molluschi d'allevamento, già puliti, messi in letargo a basse temperature. Portati a casa si conservano in frigo fino alla data di scadenza. Se avete la fortuna di riuscire a raccogliere le chiocciole nei prati e sui ciglioni, prima di cucinarle vanno "spurgate", ovvero occorre far loro svuotare l'intestino il più possibile: 3/4 giorni a dieta stretta di erbe aromatiche e insalata e altri 3/4 giorni a digiuno su crusca.

Ecco come si presentano le chiocciole comprate al supermercato, appena tolte da frigo. Con il "tappo" del letargo, in animazione sospesa.


2) Se avete comprato le chiocciole al supermercato - quelle in letargo, chiuse dall'opercolo, un "tappo naturale" che producono per ripararsi dai rigori invernali - hanno l'intestino già libero: sono già "spurgate". Per accertarsi che siano tutte vive (anche una sola morta potrebbe rovinare il piatto, dando un saporaccio terribile alla pietanza) vanno immerse in acqua molto calda (non bollente): usciranno dal letargo e si metteranno "a correre"!


Quando le chiocciole sentono l'acqua calda cominciano a uscire dal guscio...


...e si mettono "a correre" sull'acquaio!


3) Dopo essersi resi conto che siano tutte vive occorre ripulirle ulteriormente, sottoponendole a numerosi bagni in acqua e aceto, in modo che si liberino di tutta la bava e degli ultimi residui di escrementi.


Ora siamo sicuri: le nostre chiocciole sono tutte vive e in ottima salute!


Occorre dunque lavarle ripetutamente in acqua e aceto, in modo da far loro eliminare gli ultimi residui di bava e di escrementi.


4) Mentre le chiocciole stanno in ammollo per finire di ripulirsi, preparate un bel battuto di "odori", ovvero di cipolla, carota e sedano. E aggiungete della nepitella o - in mancanza di questa - del timo. Vanno bene anche erbe essiccate.


Il battuto di "odori": cipolla, carota e sedano.


Timo essiccato: meglio sarebbe la nepitella...



5) Il battuto di "odori" con nepitella (o timo) va fatto imbiondire in un tegame. Io preferisco usare il coccio, ma va benissimo anche l'acciaio. Evitate come la peste le cosiddette pentole "antiaderenti", quanto di più insalubre nel settore stoviglie possa esistere in cucina! L'ottimo alluminio (che conferisce digeribilità agli alimenti), in questo caso, non va bene, perché dopo ci va messo il pomodoro, alimento con una sua elevata acidità, capace di intaccare quel metallo.


Il battuto di "odori" con la nepitella (o il timo) imbiondisce nel coccio.

6) Dopo che il battutto è imbiondito si aggiunge una lattina di pomodori pelati (o di polpa di pomodoro), il sale e il pepe, oppure - come io preferisco - il peperoncino. Il tutto va cotto per una ventina di minuti.


Un barattolo di pelati, senza sgocciolarli.

Sale e peperoncino.

7) Dopo venti minuti si aggiungono le chiocciole, belle sgrondate. Dovranno cuocere a fuoco lentissimo per due ore, due ore e un quarto!


Ecco come si presenta il sugo dopo venti minuti di cottura.


Si aggiungono le chiocciole, si abbassa il fuoco e...


...dopo due ore, due ore e un quarto, sono pronte!

8) Le chiocciole si mangiano estraendole dal guscio con le apposite forchettine a due rebbi, oppure con un semplice stuzzicadenti di legno. La parte finale del mollusco è l'intestino: è più scuro e ha una consistenza cerosa... Può essere tranquillamente mangiato: io preferisco di no e lo taglio via nel piatto.

9) Le chiocciole si accompagnano con un vino rosso corposo. O al limite con una birra (almeno 5°), se proprio non vi piace il vino...

9bis) Chi non può o non vuole bere alcolici è pregato di rimpinzarsi d'acqua prima e/o dopo il pasto, per evitare di affogare le povere chiocciole... Chi invece (orrore!) fosse abituato a pasteggiare a casa con quelle bevande dell'8 settembre - composte di acqua di cannella, anidride carbonica, caramello, coloranti e aromi di dubbia provenienza - è pregato di andare al fast food senza passare dal Via!

Fin qui la classica ricetta delle chiocciole in umido alla fiorentina.


E ora una squisita variante della costa maremmana.

10) Aggiungere un po' alla volta durante la cottura un bicchiere di vino rosso (lo stesso che poi berrete) e una tazza di brodo vegetale. Il sugo diventa così più liquido e le chiocciole, una volta cotte, possono essere adagiate nel piatto su due fette di filone toscano abbrustolite e - volendo - strofinate d'aglio (come se si preparasse la base di una fettunta).

Una variante: un bicchiere di vino rosso,...


...una tazza di brodo vegetale (va bene anche di dado) e...


...qualche fetta di filone toscano abbrustolita (e agliata) nel piatto (foto non mia)!


10bis) Il filone toscano è rigorosamente senza sale, proprio perchè il pane deve accompagnarsi a tutti i sapori - anche a quelli zuccherini! In Toscana il pane con il sale si chiama schiacciata o covaccino e ha altre forme, altro sapore e altri usi. Nel diciassettesimo canto del Paradiso il Divin Poeta ricordava, seppur in metafora, con una punta di amarezza e ironia, come sa di sale lo pane altrui. Il pane salato, con le ricette toscane, c'entra quanto il cavolo a meranda: è come se uno pretendesse di farsi portare in una trattoria di Firenze una fiorentina ben cotta, e magari tagliata sottile... Cioè una braciola! Il pane salato, fuori dalla Toscana, è invece un altro degli straordinari alimenti mediterranei.

11) Come contorno va bene qualsiasi verdura, cruda o cotta. Io le ho accompagnate con radicchio misto di campo (condito olio, sale e limone) appena comPrato a un mercatino biologico da un signore che assomiglia tantissimo allo Sparagna di Frigidaire!


Radicchio misto di campo (foto non mia).

Vi leccherete baffi e controbaffi!

Francesco Manetti

sabato 8 dicembre 2012

KAREL THOLE, JIM STERANKO & JOHN BUSCEMA: UN BREVISSIMO RICORDO!

di Francesco Manetti


Il post precedente, dedicato al mio fumetto La Sentinella, tratto da un racconto di Brown pubblicato da Mondadori in un volume con copertina di Thole, mi ha fatto tornare in mente dei bei ricordi...
Negli anni in cui - con gli amici del gruppo di Collezionare, Dime Press e Mondi Paralleli - collaboravo con Metamedia - l'associazione culturale, facente capo a Stefano Bartolomei, che curava il salone del fumetto di Prato - ebbi la fortuna di allestire mostre di grandi autori internazionali. Me ne ricordo tre, in particolare...



Jim Steranko, qui nella veste di giovane escapista!



Un anno, credo fosse il 1992, organizzammo due esposizioni gemelle dedicate a due grandi disegnatori della Marvel, ovvero Jim Steranko e John Buscema (senior). Fu un'emozione avere tra le mani le opere originali di quei mostri sacri; soprattutto Steranko, un vero e proprio pittore surrealista. Siccome ero quello che masticava qualche parolina d'inglese in più, fui incaricato di portare Steranko e Buscema (con le rispettive consorti) a passeggio per Firenze. Indimenticabile! I due erano davvero spassosi e simpaticissimi. Mi ricordo che Buscema adorava ogni angolo della città gigliata, soffermandosi anche davanti a un muro scrostato: per lui era il segno inequivocabile del passaggio della Storia, sensazione che gli mancava nei giovanissimi USA.



John Buscema



E poi ci fu il momento di Karel Thole, l'immortale copertinista dei Gialli Mondadori e di Urania: un mito per ogni appassionato di fantascienza in Italia! Vedere dal vivo i suoi fantasmagorici lavori - già allora quotatissimi - che mi avevano emozionato fin dalle Elementari, e sentire raccontare di come molti elaborati si salvarono per sola fortuna dal macero delle cartiere fu commovente ed entusiasmante. Si era a metà degli anni Novanta e Thole, che aveva dei seri problemi alla vista, usava per guardare da vicino una specie di avveniristico cannocchiale, tutto smontabile! Fantastico, l'uomo, anche nei minimalia! La mostra era sita nel Palazzo della Provincia a Prato (provincia neonata e oggi morente, speriamo) e Karel Thole, a un certo punto, ci invitò tutti a bere un aperitivo al bar all'angolo, nella Piazza del Comune. Al bar con Karel Thole! Esterefatta la mia compagna Laura (che sarebbe divenuta mia moglie), cresciuta con i gialli di Agatha Christie nelle edizioni popolari degli Oscar, con le cover tholiane, e ammiratrice del figlio di Karel, Ernest Thole, attore televisivo prematuramente scomparso.


Karel Thole, in un'immagine presa dal sito a lui dedicato.


Una carrellata di alcuni evocativi "tondi" di Urania dipinti da Karel Thole, il più grande copertinista della Mondadori e uno dei maggiori del dopoguerra.



Gran bei ricordi!


Francesco Manetti

LA SENTINELLA DI BROWN, INTERPRETATA DA MAY & MANETTI!

Verso la fine degli anni Novanta tenni a Carmignano un corso di storia e sceneggiatura del fumetto. Parteciparono pochi ragazzi... pochi ma entusiasti! Una delle "alunne", in arte May Himura, disegnò una bellissima tavola autoconclusiva basata su un mio testo, una riduzione di un celebre racconto di Fredric Brown, uno dei massimi autori di fantascienza della golden age, specializzato in storie brevi. Anche se Ultimo Istante non è un blog "fumettistico" credo che questo aggancio alla letteratura di genere non sia del tutto fuori luogo... (f. m.)


Cosmolinea B-2, pubblicato nel 1983 da Mondadori. L'antologia browniana ospita il racconto La sentinella, protagonista anche della copertina di Karel Thole (straordinario illustratore, di cui vi parlerò in un prossimo post).


Fredric Brown

giovedì 6 dicembre 2012

CLASSICA (1a parte) - L'OPERA (1a parte)

Come dichiarato nella mia pagina d'intenti, uno degli scopi di Ultimo Istante è quello di parlare del bello. E la musica classica è una delle sue massime espressioni!
Eccovi due, immortali brani operistici superbamente interpretati, per questo primo post dedicato al grande ascolto. Prima del video ho messo una brevissima descrizione e/o commento.


Richard Wagner
Der Ring des Nibelungen: Das Rheingold (Vorspiel)
Orchestra della RAI, 1953 - Dirige Wilhelm Furtwangler

Forse la più grande bacchetta del XX secolo alle prese con l'overture del primo affresco della tetralogia wagneriana dedicata all'Anello dei Nibelunghi, L'Oro del Reno. Furtwangler dirige l'Orchestra della RAI in un memorabile registrazione del 1953. Per maggiori informazioni consultare la recente opera del critico musicale, politologo e simpatico polemista Buscaroli, Dalla parte dei vinti. Interessante anche questo ricordo sul sito dedicato al grande direttore.







Furtwangler con la Wiener Philarmoniker

Furtwangler con l'Orchestra della RAI



Richard Wagner



Béla Bartòk
A kékszakállú herceg vára (scena d'apertura)
London Philarmonic Orchestra - Dirige Sir Georg Solti

Un grandissimo direttore d'orchestra ungherese (poi cittadino britannico) per uno dei più noti autori dell'est europeo, l'ungherese Bartòk. Il castello del Duca Barbablù è un'opera di lettura e ascolto più difficile rispetto ai classici della nostra musica (Verdi, Puccini...). Siamo nel '900: la tonalità diventa più rarefatta. La lingua in cui è cantata - il magiaro - complica ulteriormente le cose...





Béla Bartòk

Sir Georg Solti

Francesco Manetti

LA STATUA DI MARTE: UNA NUOVA AVVENTURA DI LAPO & BALDO, RAGAZZI MEDIEVALI

di Francesco Manetti

Dopo la prima avventura di Lapo & Baldo, ragazzini della Firenze medievale, eccovi la seconda, anche questa scritta verso la metà degli anni Novanta per un'ipotetica serie di libretti illustrati per bambini... serie, ça va sans dire, mai partita! (F. M.)
 

Le avventure di Lapo e Baldo, ragazzi medievali - 2a parte
LA STATUA DI MARTE

Ai primi del '300 l'imboccatura del Ponte Vecchio a Firenze era sorvegliata da una statua romana che raffigurava il dio della guerra Marte. E' proprio di lì che si trovano a passare un pomeriggio di una giornata nuvolosa Lapo e Baldo, amici per la pelle.





"Dì, Lapo, non ti resta antipatico quel brutto muso?" 
"Come no! Alcuni sono sicuri che porti sfortuna... lo sostiene anche Dante, il poeta. Lui afferma che la statua ha influssi nefasti su Firenze. Si sa che nella mala Pasqua del 1216 Buondelmonte fu ammazzato ai suoi piedi: è da allora che le due fazioni, i Guelfi e i Ghibellini, sono venute ai ferri corti." 
"Maledetta statua, ti odio!", dice Baldo sferrando un possente calcio alla scultura.
Immediatamente si mette in moto un meccanismo e il basamento si apre. "Cavolo! L'hai rovinata! Scappiamo, altrimenti ci mettono dentro!" 
"Calma, Lapo. Non hai sentito quel rumore? La lastra del piedistallo si è spostata da sola. Il basamento è cavo e dentro c'è qualcosa...", ed estrae un piccolo scrigno che contiene due ampolline, una blu e una rossa, e un rotolo di carta pergamena legato con una cordicella. Baldo lo apre e legge. 
"Guai a coloro che richiameranno il berserker che nel corpo del feroce Attila fu distruttore di Firenze. Per colui che stroncava le vite la sostanza di morte nel vetro rosso sarà fonte di vita; per colui così lontano dalla purezza la sostanza di vita nel vetro blu sarà causa di morte. Io, Guidobrando negromante, nell'anno del Signore 1025 ne racchiusi lo spirito in questa pietra dall'Unno precipitata in Arno e dall'Imperatore Carlo Magno ritrovata. Che diavolo significa?"




 
"Fammi vedere!" 
"Ehi! Stai attento! Mi fai cadere tutto..." 
La scatola e la pergamena scivolano via dalle mani di Baldo andando a sbattere sul basamento della statua. L'ampolla rossa si spacca e una brodaglia verde va a bagnare i piedi di Marte. 
"Accidenti, Lapo! Guarda che pasticcio: il liquido ha inzuppato la carta, sciogliendola. Era la prova che Attila aveva distrutto davvero Firenze e..." 
Un terribile urlo fa trasalire i due giovani. 
"UUUAAARRRRGH! CHI OSA DISTURBARE IL SONNO DEL BERSERKER?" 
La statua di Marte ha preso vita! Il volto del mostro ha assunto un'espressione demoniaca, carica di follia e di violenza. 
"SIETE STATI VOI MINUSCOLI MORTALI A RICHIAMARE IL BERSERKER? RISPONDETE, SE VI E' CARA LA VITA!" 
"Andiamo", fa Lapo, scotendo l'amico paralizzato dal terrore.
I due raccolgono la scatola e l'ampolla blu e scappano verso Via Por Santa Maria.





"FERMATEVI, DANNATI, O VI ANNIENTO!", grida l'incredibile statua vivente scendendo dal basamento.
Intanto, attirati dal clamore, si erano fatti vivi tre poliziotti del Bargello, armati di picche e di spade. 
"Non muovere un altro passo, mostro sputato dall'Inferno. In nome del podestà ti dichiaro in arresto", recita uno dei bargellini. 
Ma l'essere non sembra temerli: due vengono scaraventati contro un muro e l'altro va a finire in Arno. Dopo che si è liberato di quelli che per lui erano solo fastidiosi moscerini, il simulacro di Marte si incammina verso il centro della città, all'inseguimento dei ragazzi. Il suo passo è lento ma inesorabile; la gente fugge urlando appena lo vede; qualcuno sviene. Il mostro non ha pietà: schiaccia e calpesta chiunque trovi sulla sua strada. Il cielo si fa sempre più scuro; le nuvole nere cariche di pioggia e i fulmini disegnano un inquietante gioco di luci e di ombre sulla tremenda faccia di pietra.





Lapo e Baldo si sono rifugiati in un vicolo a riflettere sull'accaduto. 
"A quanto pare quel mago, Guidobrando, è riuscito a imprigionare nella statua di Marte, ripescata dal fiume da Carlo Magno, uno spirito malvagio che aveva impossessato anche Attila. Il liquido dell'ampolla rossa, forse un veleno, ha risvegliato questo demonio che ora semina il terrore per le vie di Firenze. La pergamena diceva che la sostanza nella bottiglietta blu l'avrebbe ucciso. Così.." 
"Così... non resta che lanciargliela addosso!", conclude Baldo. 
"UUUUAARRRRGH! VENITE FUORI, VERMI!" 
"Ci siamo... Fai tu, Baldo. Non sbagliare mira o siamo perduti!" 
I giovani escono allo scoperto, a pochi passi dall'essere. 
"E' GIUNTA LA VOSTRA ORA, MALEDETTI!", grida il demonio. 
"Vai, Baldo!" 
La bottiglietta compie una parabola in aria diretta verso la testa della scultura, ma il mostro, all'ultimo istante, riesce a schivarla. 
"AH AH AH! STAVOLTA LA MAGIA DI GUIDOBRANDO NON HA FUNZIONATO, MOCCIOSI! E SARETE VOI A PAGARNE LE CONSEGUENZE!"





I ragazzi non hanno scampo: con le spalle al muro attendono la loro fine. "E comincia anche a piovere!", commenta Lapo con amara ironia. 
Come d'incanto la creatura si irrigidisce lanciando sinistri scricchiolii. La sua pelle di pietra si ricopre di screpolature. Poi l'effigie di Marte torna quella di prima, com'era stata da sempre.
Altri bargellini hanno intanto raggiunto Lapo e Baldo. 
"Tutto bene, ragazzi?" 
"Sì, ma c'è mancato davvero poco" 
Mentre le guardie sollevano la statua per riportarla all'antico basamento i due amici si avviano verso casa passando dai Lungarni. 
"Che ne dici, Lapo?" 
"Penso che sia stato merito dell'acqua. Ricordi la pergamena? Per colui così lontano dalla purezza la sostanza di vita nel vetro blu sarà causa di morte, e cosa c'è di più puro e vitale dell'acqua? La pioggia lo ha fatto tornare nell'oblio. Speriamo per l'eternità". 
"E dello scrigno che ne facciamo?" 
"Dallo a me!"
E lo getta nel fiume.

FINE
 



Addenda

Ecco quanto c'è di vero nella storia di Lapo e Baldo: la statua posta all'imboccatura del Ponte Vecchio fu travolta dalla piena del 1333 (forse non era di Marte ma di un re Goto); Dante, che fu priore della città, credeva che portasse sfortuna; Buondelmonte dei Buondelmonti fu ucciso da Oddo Arrighi fra il Ponte Vecchio e Por Santa Maria; il fatto della distruzione di Firenze da parte di Attila (così come della ricostruzione per opera di Carlo Magno) è una leggenda; i bargellini erano i "poliziotti" della città e la loro "centrale" era il Palazzo del Bargello, sede del Podestà. Il resto è tutta fantasia!
Un'ultima curiosità: il berserker, nella mitologia nordica, è un guerriero impossessato da uno spirito malvagio e distruttore.

Francesco Manetti

sabato 1 dicembre 2012

UFO DAL PASSATO!

di Francesco Manetti


Premessa

Sul n. 157 di Comic Art, la rivista pubblicata dall'omonima casa editrice romana di Rinaldo Traini, uscito alla fine del 1997, pubblicai una doppia recensione: quella di un interessante libro americano dedicato agli UFO nella letteratura, nel fumetto, nel cinema, etc. pubblicato nel giugno dello stesso anno; e quella di un volume inglese dedicato agli "incontri ravvicinati" nella storia delle cinematografia. Con una scelta attuale di immagini e didascalie, mi piace riproporvela oggi - quindici anni dopo!- con tutte le sue ingenuità (per esempio l'esagerata ammirazione che avevo allora per le stelle-e-strisce) e i suoi arcaismi, soprattutto per quanto riguarda gli accenni e i consigli (!) per il web: proprio nel periodo in cui lo scrissi (autunno 1997) mi collegavo per le prime volte a Internet da casa mia. Si pagava il nodo un tanto al mese e si pagava la telefonata alla Telecom - chiamata ancora SIP, visto che il passaggio era avvenuto soltanto 36 mesi prima. Scaricare testi via modem era esaperante (non parliamo delle immagini, dei programmi o di qualsiasi altra cosa). Ci sembrava però di essere quasi come i protagonisti di Wargames. Era qualcosa di incredibilmente nuovo - e ALIENO! (F. M.)



Comic Art n. 157, dicembre 1997.



Pop culture e fantascienza (dicembre 1997)

Gli Stati Uniti d’America sono una nazione giovane, addirittura “senza storia” secondo i canoni europei. Gli Americani, però, sono un popolo intraprendente e grazie alla “cultura popolare” si sono ricreati non solo un loro personalissimo “passato”, ma anche un’affascinante “mitologia” moderna. Nella pop culture americana il fenomeno dei dischi volanti non è mai stato preso troppo alla leggera. Chi ha l’opportunità di “navigare” per Internet, vero affresco post-moderno di tutte le suggestioni della nostra epoca, potrà facilmente rendersi conto, entrando in “siti” USA, della grandissima mole di informazioni riguardanti la cultura popolare associata alla scienza “ai confini della realtà” e alla science fiction. Connettendosi a un “motore di ricerca” (ottimi Infoseek e Yahoo!) e digitando, per esempio, “Area 51” o “Roswell crash”, si dispiegano davanti agli occhi del video-lettore migliaia di pagine “aliene”, con mappe, fotografie, commenti, indagini e così via. Siamo aldilà del sincero folklore dei nostri gruppi ufologici, dove il fatto scientifico viene spesso associato a un certo misticismo para-religioso, tingendosi sovente di ridicolo, con contattisti sfoggianti sanguinolente stigmate e così via. Il fenomeno UFO (acronimo inglese per Oggetto Volante Non Identificato - e non a caso OVNI è UFO in francese e in spagnolo) se da un lato crea, a partire dalla fine degli Anni Quaranta, vere e proprie maree ricorrenti di isteria collettiva, dall’altro stimola centinaia di autori, di aziende e di esperti di marketing a produrre romanzi, racconti, film, illustrazioni, dischi (musicali!), fumetti e tonnellate di oggettistica e gadget aventi come referenti le astronavi extraterrestri. Cerca di creare un certo ordine in questo marasma spaziale multimediale un illustratissimo saggio di Eric e Leif Nesheim, rispettivamente padre e figlio.



Saucer Attack!, giugno 1997



Si tratta di Saucer Attack! Pop Culture in the Golden Age of Flying Saucers (“I dischi attaccano! La cultura popolare nell’età d’oro dei dischi volanti”), pubblicato dalla Kitchen Sink Press, dove viene soprattutto analizzato il periodo della “prima ondata”, dagli Anni Quaranta agli Anni Sessanta (con frequenti puntate nel “prima” e nel “dopo”). Con “Saucer Attack!” gli autori intendono inoltre festeggiare il cinquantesimo anniversario di due eventi primari per l’ufologia moderna: l’avvistamento di Kenneth Arnold e l’incidente di Roswell nel New Mexico, tornato alla ribalta durante l’estate del 1995 con la diffusione del presunto filmato della presunta autopsia di un presunto alieno (il tutto piuttosto inquietante, a dire il vero).


Kenneth Arnold e il "suo" UFO.


Un impressionante fotogramma della registrazione della pretesa autopsia su uno dei cadaveri alieni rinvenuti nel sito dell'incidente di Roswell. Il filmato fu reso pubblico nell'estate del 1995.


“I dischi”, afferma Eric Nesheim nell’introduzione, “entrarono nella psiche collettiva in un periodo di grandi tensioni e paranoia per l’America. La gente aveva paura della Bomba e delle infiltrazioni comuniste. La guerra di Corea, lo Sputnik e i primi nostri insuccessi nella corsa allo spazio avevano minato la fiducia nazionale. Carl Jung credeva che i dischi volanti fossero proiezioni psicologiche di paure e desideri generali in un mondo di incertezze.” L’isteria da invasione interplanetaria come metafora del terrore di un avvento del comunismo negli USA durante la guerra fredda? Forse, ma scene di panico di massa si erano già viste in America già una ventina di anni prima, quando la falce & martello faceva meno paura: nel 1938 Orson Welles, narrò alla radio una versione talmente credibile del romanzo “The War of the Worlds” del suo quasi omonimo H. G. Wells che molti abitanti della East Coast credettero per davvero di star vivendo in diretta le fasi più drammatiche di un assalto marziano.



Is this tomorrow, celebre fumetto di propaganda anti-comunista pubblicato negli USA nel 1947. L'esplosione di avvistamenti UFO in quegli anni, secondo alcuni commentatori, si spiegherebbe anche con il timore di un'invasione sovietica e con la communism hysteria.



E il successo globale di recenti film di “invasione” con alieni cattivi o “post-spielberghiani” (“Independence Day”, “Mars Attacks!”, “The Fifth Element”, “MIB”, “Space Troopers”) dimostra che queste paure sono ancora vive nel subsconscio e che, se opportunamente stimolate, sono ancora capaci di muovere le masse (per andare al cinema, almeno!). Curiosi personaggi come Ray Palmer (ex-redattore di pulp magazine di fantascienza, venne contagiato dalla mania per gli UFO nel 1948 e fondò numerose riviste specializzate, tra le quali Fate, Flying Saucers, Mystic e Search), Donald Keyhoe (teorico delle cospirazioni statali contro la diffusione di notizie riguardanti gli UFO e fondatore del NICAP, il Comitato Nazionale d’Indagine sui Fenomeni Aerei), Gray Barker (il primo a introdurre il concetto di Uomini in Nero, un misterioso gruppo paragovernativo che si occuperebbe di insabbiare informazioni ufologiche), George Adamski (inventore del concetto di “astronave madre”, fu uno dei primi “contattisti” ed esibiva come prova strane foto di UFO a forma di lampadari da cucina, poi rivelatesi false), Buck Nelson (un agricoltore che sosteneva di essere stato rapito dagli alieni, che solcavano gli spazi interplanetari in compagnia di cani venusiani telepatici); riviste di narrativa e di saggistica dalle copertine coloratissime riproducenti aeronavi come Amazing Stories, Fantastic Universe, Galaxy, Science and Mechanics, Mechanix Illustrated, Space, Other Worlds, Startling Stories, Astounding Science Fiction, Super Science, Imagination, Fantastic, Fantasy and Science Fiction, Worlds of Tomorrow, Orbit; fumetti “di genere” come Flying Saucers, Weird Science, Outer Limits, Space Man, Space Adventures, Adventures into the Unknown, UFO Flying Saucers, UFO Mysteries, UFO Encounters, Atom-Age Combat, Space Western; film cult come “The Body Snatchers”, “Invisible Invaders”, “Village of the Damned”, “The Space Children”, “The Thing from Another World”, “It conquered the World”, “Invasion of the Saucer-Men”, “Earth vs. the Flying Saucers”, “The Mysterians”, “The 27th Day”, “The Cosmic Man”, “The Flying Saucer”, “UFO”, “The Atomic Submarine”, “Forbidden Planet”; tutto questo, insieme a una mole incredibile di giocattoli in plastica e latta raffiguranti dischi, robot e alieni, contribuì alla nascita di una nuova forma di mito moderno.



La copertina "ufologica" di Mechanix Illustrated uscito nel marzo 1957.


Se gli statunitensi Nesheim padre e figlio analizzano la UFO hysteria da un punto di vista sociologico, di costume e multimediale, concentrandosi soprattutto sugli Anni Cinquanta (“quando l’America era al tempo stesso più innocente e più paranoica”) e riferendosi anche alla “realtà” degli atterraggi da altri pianeti, gli inglesi David Miller e Mark Gatiss preferiscono restringere il campo di indagine extraterrestre al solo mondo del fantasia cinematografica allargando però lo “spettro temporale” all’intero ventesimo secolo con il volume They Came from Outer Space! Alien Encounters in the Movies (“Sono venuti dallo spazio profondo! Incontri alieni nei film”), pubblicato da Visual Imagination.


They Come From Outer Space!, 1996



“Forse sono in viaggio. Forse non arriveranno mai. Forse sono già stati qui. Il fatto è che gli alieni sono fra noi. Comunque sia, qui non intendiamo occuparci della vita reale – come potrà verificare ogni vero appassionato di fantascienza – ma esclusivamente degli alieni dei film: quelle creature distruttive dotate di raggi della morte e sonde rettali che hanno infestato la nostra coscienza collettiva fin da quando George Méliès ricreò la Luna nella sua serra. Era nostra intenzione celebrare la nobile tradizione degli alieni cinematografici in un modo gradevole e accessibile; punzecchiando i pochi miti, esaltando i pochi capolavori non riconosciuti ed esercitando una critica crudele sugli sprechi di celluloide. Lo spazio ci ha impedito di occuparci di altri soggetti fantascientifici, salvo alcune vistose eccezioni che hanno influenzato pesantemente il genere dell’essere venuto dallo spazio esterno. La prossima volta, forse…” Nell’introduzione i due autori d’Albione scrivono dunque un vero e proprio manifesto programmatico: i più noti “non umani” immortalati su pellicola in ogni parte del mondo sfilano davanti agli occhi del lettore seguendo un flusso rigorosamente cronologico. Si parte dal francese “Le voyage dans la Lune” di Méliès (1902) e si termina con l’americano “Independence Day” di Emmerich (1996), passando da prodotti “trash” e capolavori del genere come “Metropolis” (Lang, 1926), “The Thing from Another World” (Nyby, 1951), “The Day the Earth Stood Still” (Wise, 1951), “The War of the Worlds” (Haskin, 1953), “Godzilla” (Honda, 1954), “The Quatermass Experiment” (Guest, 1955), “Forbidden Planet” (Wilcox, 1955), “Invasion of the Body Snatchers” (Siegel, 1956), “The Blob” (Yeaworth, 1958), “Village of the Damned” (Rilla, 1960), “The Day of the Triffids” (Sekely, 1962), “Dr. Who and the Daleks”, (Fleming, 1965), “Barbarella” (Vadim, 1967), “2001 - A Space Odissey”, (Kubrick, 1968), “The Andromeda Strain” (Wise, 1970), “Dark Star” (Carpenter, 1974), “The Man Who Fell to Earth” (Roeg, 1976), “Star Wars” e il resto della trilogia (Lucas, dal 1977), “Close Encounters of the Third Kind” (Spielberg, 1977), “Alien” e sequel (Scott, dal 1979), “Star Trek: The Motion Picture” (Wise, 1979), “E.T.” (Spielberg, 1982), “Starman” (Carpenter, 1984), “The Terminator” (Cameron, 1984), “Dune” (Lynch, 1984), “Cocoon” (Howard, 1985), “Predator” (McTiernan, 1987), “They Live” (Carpenter, 1988), “The Abyss” (Cameron, 1992), “Stargate” (Emmerich, 1994) e “Species” (Donaldson, 1995).


Poster americano originale per The Day the Earth Stood Still, il capolavoro girato da Robert Wise nel 1951, noto in Italia come Ultimatum alla Terra.



Come visto nel libro inglese, a partire dal 1977 entrano a far parte a pieno titolo della cultura e della mitologia pop americane i mondi, gli ambienti, i personaggi, i costumi, le armi, i veicoli, le astronavi, i linguaggi, gli strumenti, i suoni, le vicende, gli amori e le battaglie dei film di Star Wars, la celeberrima trilogia di space opera nata da un’idea dello scrittore, sceneggiatore e regista statunitense George Lucas che ha saputo fondere mirabilmente avventura, fantasy, narrativa cavalleresca e fantascienza in unicum indistricabile. E il culto di Guerre Stellari è fatto anche di oggetti minimi, di vere e proprie figure votive. Il “vangelo” di questo particolare aspetto del “credo starwarsiano” è The Official Guide to Star Wars Toys, la neonata rivista della Topps Publishing (la ditta delle card da collezione): nelle sue pagine multicolori, ricche di fotografie e illustrazioni, è possibile trovare tutto ciò che ha a che fare con la modellistica, l’oggettistica, il merchandising e l’aspetto ludico dell’universo di Star Wars. Darth Vader, che troneggia sulla copertina del n° 1, per la prima volta senza il ben noto casco nero “nazistoide”, è il vero sacerdote assoluto (incarna simultaneamente il Bene e il Male) della moderna pop religion a stelle-e-strisce.


La Disney ha appena comprato la Lucas Ltd. Il popolo senza storia per eccellenza, dopo aver divorato la storia altrui, cannibalizza anche la propria, recentissima e tutta fondata sull'immagine senza sostanza.



Francesco Manetti